Trieste - Piazza Carlo Goldoni

Piazza della Legna e prima ancora Piazza San Lazzaro (dal nome di una chiesetta fatta erigere nel 1400 vicino all'ospedale dei lebbrosi qui sistemato; nei pressi fu scavato anche un pozzo, che serviva loro anche per i frequenti bagni curativi e per la disinfezione delle piaghe e delle fasce medicamentose. Ma verso la fine del 700, con la scomparsa della lebbra, l'ospedale sparì e successivamente quell'area fu adibita al mercato della legna da ardere, che proveniva dai vicini boschi di Montuzza), ora Piazza Carlo Goldoni. Qui si svolgeva l’omonimo mercato che ricopriva un ruolo primario sia per l’economia sia per la vita quotidiana della popolazione. Il legno qui venduto era elemento indispensabile, essendo utilizzato sia per uso domestico sia come combustibile principale per le fabbriche della città. Al centro della piazza vi era una fontana che serviva per l’approvvigionamento idrico dell’ospedale dei lebbrosi, situato nei pressi della piazza. Lo slargo era circondato da interessanti palazzi come il palazzo Caccia, realizzato dall’arch. Giovanni Berlam, casa Parisi, dell’arch. Giorgio Polli, risalente al 1909 e dominata dalla scalinata dei Giganti al cui apice è situata una fontana eretta nel 1938. Sotto Casa Parisi c'è lo storico Bar Venier, aperto da Giovanni Venier e gestito con la moglie. Nel 1826 la parte centrale della piazza era occupata da una chiesa in legno, demolita poi nel 1840, con la facciata verso via Mazzini in sostituzione della settecentesca chiesa in capo al Canale Grande, in demolizione, per fare posto alla chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo di Pietro Nobile,

A sinistra il Monte di Pietà e, sullo sfondo con i portici, il palazzo Teodoro Georgiadis edificato nel 1927 che dà sulla Piazza Goldoni, Ponte della Fabbra e Via Carducci - Foto scattata dalla Scala dei Giganti su Via Silvio Pellico.


La nuova fontana di Piazza Goldoni con il portale di sette elementi e con l'Obelisco di vetro dedicato alle vittime dei regimi totalitari. A sinistra è visibile la Casa Caccia (1875, arch. G.A.Berlam) con una serie di talamoni nel sottolinda del tetto.


Foto scattata dalla Scala dei Giganti su Via Silvio Pellico.
A destra, il palco portastendardi con Passo Goldoni


Casa Piller (a destra): L'edificio, affacciato sulla piazza già delle Legna, venne realizzato su progetto del 1815 firmato da Giovanni Righetti. Il palazzo venne commissionato dai possidenti Francesco Piller e Giacomo Weneditschitsch. L'apparato scultoreo è attribuito allo scultore Antonio Bosa. La facciata principale venne rimaneggiata nel 1902, mentre in seguito, nel 1933, venne aggiunto il terzo piano. Attualmente il palazzo ospita diverse attività commerciali. Descrizione morfo - tipologica:La struttura, a quattro piani fuori terra, presenta la facciata principale tripartita con basamento in bugnato liscio a conci di pietra bianca, sul quale emerge un portone ad arco. Nella parte centrale aggettante si trova al primo piano un balcone con balaustra in ferro battuto sul quale si trovano tre aperture che sostengono un pannello a bassorilievo. L'elemento decorativo, punto focale della facciata, rappresenta scene classiche con figure mitologiche tra le quali Apollo con l'arco e Cerere con la cornucopia. La facciata, resa dinamica grazie al gioco di superfici rientranti ed emergenti, è caratterizzata da un rivestimento a fasce orizzontali, che alle estremità si conclude con un rinforzo di conci a pettine. Le aperture del primo piano presentano coronamento a lunette con bassorilievi e cornici stile rococò. Al di sotto del cornicione spicca il motivo decorativo a dentelli che continua anche nella sopraelevazione del terzo piano.
Elementi decorativi:Elementi ornamentali esterni ; Altro, vedi Descrizione elementi Desc. el. decorativi:LUNETTE (esterno): Decorazioni a bassorilievo raffiguranti figure allegoriche in corrispondenza delle lunette del piano nobile. FREGIO (.esterno): Pannello a bassorilievo raffigurante una scena classica, attribuito allo scultore Antonio Bosa, inserito al di sopra delle finestre centrali del piano nobile. (biblioteche.comune.trieste.it)

Palazzo Teodoro Georgiadis del 1927 dell'Architetto Marco Pagliaro. Dà su Piazza Goldoni, Ponte della Fabbra e Via Carducci. Per ottenere l’autorizzazione del Comune fu imposto ai 2 edifici (Palzzo Geordiadis e Palazzo Parisi, di fronte) di costruire due comodi portici, vista la ristrettezza della strada, per il passaggio pedonale.


Sopra: La sede del Consolato di Croazia.
A destra: Casa Parisi, lato su Ponte della Fabra o Fabbra,
tratto di strada che unisce Via Carducci con Piazza Carlo Goldoni
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Ponte della Fabra: All’inizio dell’800, la zona dell’attuale piazza Goldoni (dal 1820 piazza della Legna) era periferica alla città e per questo poco popolata (via del Solitario). Si preferì trasferire qui, “fuori città”, alcune attività artigianali (officine e botteghe) troppo “rumorose e sordide” o inquinanti, quali i fabbri, i laboratori di pellame, un fabbrica di maioliche (via della Maiolica), di sapone (quella del Chiozza) , tintorie, fonderie, ecc. Al posto dell’attuale via Carducci (poi via del Torrente) scorreva ancora in superficie il torrente Settefontane o Klutz (che scorre ancora oggi tombato sotto questa via) che però, era d’ostacolo per il passaggio da una zona all’altra; per questo vennero costruiti una serie di ponti (almeno sei), inizialmente in legno, poi in pietra, così da facilitarne l’attraversamento e raggiungere questo piccolo nucleo industriale.. Nei pressi del ponte che univa l’attuale piazza Goldoni con la strada per il bosco Farneto, per questo chiamato fino al 1832 “ponte Farnedo”, c’era l’officina di un fabbro (che qualcuno vuole riconoscere in quella di Antonio Mattei, al n. tav. 1200 di contrada del Torrente), che, essendo la zona poco abitata, fu incaricato anche di gestire e custodire il ponte. Alla sua morte, la moglie, continuò a gestire l’officina del marito; per questo venne chiamata del popolino la “Fabra”. Il fatto del tutto eccezionale e insolito della gestione di un’attività tipicamente maschile da parte di una donna colpì tanto l’immaginazione della popolazione locale che il ponte venne rinominato “ponte della Fabra”. Anche quando la donna morì e l’attività venne chiusa e quando il torrente venne coperto, con la scomparsa quindi del ponte, nel 1837, si volle mantenere anche ufficialmente, perché ormai tradizionalmente accettato, il toponimo di origine popolare di “ponte della Fabra”. (Fonte: Dino Cafagna)



Casa Parisi dell’arch. Giorgio Polli, del 1913 con portici tra piazza Goldoni, Via Carducci e Ponte della Fabra. Decorata con bassorilievi di Giovanni Mayer (PERSEVERANDO VINCIS, visibile sulla costruzione è il motto della Casa di Spedizioni Parisi, la famiglia che aveva commissionato il palazzo).
La casa poi demilita per costruire Palazzo Parisi nel 1913, era dettanominata la “casa del massone” o “del diavolo”.

In una una nicchia c'è una madonnina che risale alla preesistente edificio, demolito per costruire Casa parisi. La madonnina sulla costruzione precedente era stata posta per cacciare i demoni dall'alloggio di un massone defunto poiché gli inquilini di notte sentivano dei colpi e dei rumori. Credendo che la causa fosse dovuta alla mancata pace del defunto, si collocò sulla casa una statuetta con l'immagine della Vergine e i rumori cessarono.

Casa Caccia: Nel 1875 Berlam progettò il più impegnativo, dal punto di vista architettonico, dei palazzi commissionatigli da Antonio Caccia, un importante mercante, collezionista e benefattore svizzero triestino di adozione. La casa, imponente e monumentale, spicca sulla Piazza Goldoni e funge da chiusura prospettica da notevoli distanze con la sua facciata complessa. L'edificio conteneva vari uffici ed abitazioni oltre allo "scrittoio", ovvero gli uffici del committente Antonio Caccia.

Descrizione morfo - tipologica: L'edificio, a pianta rettangolare e con due affacci, si compone di cinque livelli fuori terra, ed è situato all'angolo tra via Mazzini e piazza Goldoni. Le facciate sono caratterizzate da un trattamento a bugnato ai primi due livelli fuori terra, con alte aperture rettangolari e rientranze delle finestre. Una cornice marcapiano in forte aggetto e sorretta da una serie di mensole a voluta disposte a coppie, divide la parte inferiore dai tre piani superiori dell'edificio. Questi ultimi si caratterizzano per un ordine gigante di colonne e lesene ioniche esteso a tutta la facciata. La parte centrale del prospetto su piazza Goldoni, leggermente aggettante, presenta una serie di balaustre davanti alle aperture del terzo piano, un colonnato ionico che comprende il terzo e il quarto piano, ed è coronato da telamoni posti ad apparente sostegno dello sporto di linda. biblioteche.comune.trieste.it)

Palazzo d'angolo tra via Silvio Pellico e Corso Italia della Farmacia già Rovis del 1903 degli architetti G.M. Skerl e F.E.R. Cavalieri - La casa appartenne a Marino Lousy, che la donò all'Istituto dei Poveri. Lousis (alla greca) o Lusy come si autodenominò in Svizzera, discendente da una ricca famiglia greca presente a Trieste tra otto e novecento, fu collezionista di arte orientale, la sua collezione di sirimono fu la più grande e importante d'Europa e molte di queste stampe fanno parte ora del museo d'arte orientale di Zurigo e alcune al nostro museo di via Cavana. Fu anche scalatore, una cima delle "5 torri" porta il suo nome ed un'altra via dolomitica fu a lui intitolata. Pittore incisore acquafortista e cultore dell'occultismo morì vicino a Montreux in Svizzera nel 1953. (Fonte: A. Sofianopulo).

Palazzo Tonello, sede dell'Unione degli Istriani. E' fra i più antichi edifici della città, nel cuore del centro cittadino. L'edificio venne costruito nel 1801 su progetto di Sebastiano Zanon, sul fondo di una villa settecentesca appartenuta in origine all' architetto fiammingo Johan Conrad de Gerhard e dal 1781 alla comunità greco-orientale. Agli inizi dell' Ottocento il palazzo era di proprietà di Domenico Rossetti e nel 1839 divenne dimora dell'armatore Giuseppe Tonello, da cui il nome della casa.

Il palazzo, unico esempio di stile neoclassico, si presenta come edificio dalle linee sobrie, equilibrato nei volumi, nella cui facciata caratterizzata da un corpo centrale con timpano alla sommità. Spicca un portone ad arco fiancheggiato da due possenti colonne corinzie ed un terrazzo dalla ringhiera ondulata in ferro battuto che poggia su un modiglione. Prende il nome da uno dei suoi primi proprietari il cavalier Tonello, costruttore navale, in seguito gli eredi lo cedettero a Teodoro Mayer che nel 1897 ne fece la prestigiosa sede del quotidiano locale "il Piccolo" e tale rimase sino ad alcuni decenni fa quando nel 1987 la sede del giornale fu trasferita in via Reni L'edificio venne incendiato dai triestini fedeli all’ Impero Austro-Ungarico il 23 maggio 1915 all’ atto della dichiarazione di guerra da parte dell’ Italia.
Descrizione morfo - tipologica: La struttura presenta pianta rettangolare e due piani fuori terra. Affaccio principale su Piazza Carlo Goldoni e secondario su Via Silvio Pellico. La facciata principale presenta fori commerciali al pianterreno, caratterizzato da rivestimento in pietra grigia; al centro si apre un portale ad arco a tutto sesto, con mensola in chiave di volta, affiancato da semicolonne lisce e semipilastri a fasce con capitello corinzio, a sostegno del balcone con parapetto in ferro battuto del secondo piano. Il piano superiore, trattato ad intonaco giallo, è caratterizzato da una serie di diciannove fori finestra, con cimasa lineare in pietra bianca e cornice marcapiano a sostegno dei davanzali. In corrispondenza della parte centrale della facciata si trova una sopraelevazione, coronata da timpano, su cui si aprono tre fori finestra. (biblioteche.comune.trieste.it)

Il prospetto su Via Silvio Pellico presenta pianterreno con rivestimento a bugnato rustico e cinque archi a tutto sesto, e piano superiore a bugnato liscio e cinque fori finestra con cornice. A coronamento della facciata si trova un fregio decorato da motivi vegetali e al centro la scritta "Il Piccolo".


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