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Casa
Piller (a destra): L'edificio, affacciato sulla piazza già delle Legna, venne realizzato su progetto del 1815 firmato da Giovanni Righetti. Il palazzo venne commissionato dai possidenti Francesco Piller e Giacomo Weneditschitsch. L'apparato scultoreo è attribuito allo scultore Antonio Bosa. La facciata principale venne rimaneggiata nel 1902, mentre in seguito, nel 1933, venne aggiunto il terzo piano. Attualmente il palazzo ospita diverse attività commerciali. Descrizione morfo - tipologica:La struttura, a quattro piani fuori terra, presenta la facciata principale tripartita con basamento in bugnato liscio a conci di pietra bianca, sul quale emerge un portone ad arco. Nella parte centrale aggettante si trova al primo piano un balcone con balaustra in ferro battuto sul quale si trovano tre aperture che sostengono un pannello a bassorilievo. L'elemento decorativo, punto focale della facciata, rappresenta scene classiche con figure mitologiche tra le quali Apollo con l'arco e Cerere con la cornucopia. La facciata, resa dinamica grazie al gioco di superfici rientranti ed emergenti, è caratterizzata da un rivestimento a fasce orizzontali, che alle estremità si conclude con un rinforzo di conci a pettine. Le aperture del primo piano presentano coronamento a lunette con bassorilievi e cornici stile rococò. Al di sotto del cornicione spicca il motivo decorativo a dentelli che continua anche nella sopraelevazione del terzo piano.
Elementi decorativi:Elementi ornamentali esterni ; Altro, vedi Descrizione elementi Desc. el. decorativi:LUNETTE (esterno): Decorazioni a bassorilievo raffiguranti figure allegoriche in corrispondenza delle lunette del piano nobile. FREGIO (.esterno): Pannello a bassorilievo raffigurante una scena classica, attribuito allo scultore Antonio Bosa, inserito al di sopra delle finestre centrali del piano nobile. (biblioteche.comune.trieste.it)
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Palazzo
Teodoro Georgiadis del 1927 dell'Architetto Marco
Pagliaro. Dà su Piazza Goldoni, Ponte della Fabbra e Via Carducci. Per ottenere l’autorizzazione del Comune fu imposto ai 2 edifici (Palzzo Geordiadis e Palazzo Parisi, di fronte) di costruire due comodi portici, vista la ristrettezza della strada, per il passaggio pedonale.
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Sopra: La sede del Consolato di Croazia.
A destra: Casa Parisi, lato su Ponte della Fabra o Fabbra,
tratto di strada
che unisce Via Carducci con Piazza Carlo Goldoni. |
Ponte della Fabra: All’inizio dell’800, la zona dell’attuale piazza Goldoni (dal 1820 piazza della Legna) era periferica alla città e per questo poco popolata (via del Solitario). Si preferì trasferire qui, “fuori città”, alcune attività artigianali (officine e botteghe) troppo “rumorose e sordide” o inquinanti, quali i fabbri, i laboratori di pellame, un fabbrica di maioliche (via della Maiolica), di sapone (quella del Chiozza) , tintorie, fonderie, ecc. Al posto dell’attuale via Carducci (poi via del Torrente) scorreva ancora in superficie il torrente Settefontane o Klutz (che scorre ancora oggi tombato sotto questa via) che però, era d’ostacolo per il passaggio da una zona all’altra; per questo vennero costruiti una serie di ponti (almeno sei), inizialmente in legno, poi in pietra, così da facilitarne l’attraversamento e raggiungere questo piccolo nucleo industriale.. Nei pressi del ponte che univa l’attuale piazza Goldoni con la strada per il bosco Farneto, per questo chiamato fino al 1832 “ponte Farnedo”, c’era l’officina di un fabbro (che qualcuno vuole riconoscere in quella di Antonio Mattei, al n. tav. 1200 di contrada del Torrente), che, essendo la zona poco abitata, fu incaricato anche di gestire e custodire il ponte. Alla sua morte, la moglie, continuò a gestire l’officina del marito; per questo venne chiamata del popolino la “Fabra”. Il fatto del tutto eccezionale e insolito della gestione di un’attività tipicamente maschile da parte di una donna colpì tanto l’immaginazione della popolazione locale che il ponte venne rinominato “ponte della Fabra”. Anche quando la donna morì e l’attività venne chiusa e quando il torrente venne coperto, con la scomparsa quindi del ponte, nel 1837, si volle mantenere anche ufficialmente, perché ormai tradizionalmente accettato, il toponimo di origine popolare di “ponte della Fabra”. (Fonte: Dino Cafagna)
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Casa
Parisi dell’arch. Giorgio Polli, del 1913 con portici tra piazza
Goldoni, Via Carducci e Ponte della Fabra. Decorata
con bassorilievi di Giovanni Mayer (PERSEVERANDO VINCIS, visibile sulla costruzione è il motto della Casa di Spedizioni Parisi, la famiglia che aveva commissionato il palazzo).
La casa poi demilita per costruire Palazzo Parisi nel 1913, era dettanominata la “casa del massone” o “del diavolo”.
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In una
una nicchia c'è una madonnina che risale alla preesistente edificio, demolito per costruire Casa parisi. La madonnina sulla costruzione precedente era stata posta per cacciare i demoni dall'alloggio di un massone defunto poiché gli inquilini di notte sentivano dei colpi e dei rumori. Credendo che la causa fosse dovuta alla mancata pace del defunto, si collocò sulla casa una statuetta con l'immagine della Vergine e i rumori cessarono.
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Casa
Caccia: Nel 1875 Berlam progettò il più impegnativo, dal
punto di vista architettonico, dei palazzi commissionatigli da Antonio
Caccia, un importante mercante, collezionista e benefattore svizzero triestino
di adozione. La casa, imponente e monumentale, spicca sulla Piazza Goldoni
e funge da chiusura prospettica da notevoli distanze con la sua facciata
complessa. L'edificio conteneva vari uffici ed abitazioni oltre allo "scrittoio",
ovvero gli uffici del committente Antonio Caccia. |
Descrizione morfo - tipologica: L'edificio, a pianta rettangolare e con due affacci, si compone di cinque livelli fuori terra, ed è situato all'angolo tra via Mazzini e piazza Goldoni. Le facciate sono caratterizzate da un trattamento a bugnato ai primi due livelli fuori terra, con alte aperture rettangolari e rientranze delle finestre. Una cornice marcapiano in forte aggetto e sorretta da una serie di mensole a voluta disposte a coppie, divide la parte inferiore dai tre piani superiori dell'edificio. Questi ultimi si caratterizzano per un ordine gigante di colonne e lesene ioniche esteso a tutta la facciata. La parte centrale del prospetto su piazza Goldoni, leggermente aggettante, presenta una serie di balaustre davanti alle aperture del terzo piano, un colonnato ionico che comprende il terzo e il quarto piano, ed è coronato da telamoni posti ad apparente sostegno dello sporto di linda. biblioteche.comune.trieste.it)
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Palazzo
d'angolo tra via Silvio Pellico e Corso Italia della Farmacia già
Rovis del 1903 degli architetti G.M. Skerl e F.E.R. Cavalieri - La casa appartenne a Marino Lousy, che la donò all'Istituto dei Poveri. Lousis (alla greca) o Lusy come si autodenominò in Svizzera, discendente da una ricca famiglia greca presente a Trieste tra otto e novecento, fu collezionista di arte orientale, la sua collezione di sirimono fu la più grande e importante d'Europa e molte di queste stampe fanno parte ora del museo d'arte orientale di Zurigo e alcune al nostro museo di via Cavana. Fu anche scalatore, una cima delle "5 torri" porta il suo nome ed un'altra via dolomitica fu a lui intitolata. Pittore incisore acquafortista e cultore dell'occultismo morì vicino a Montreux in Svizzera nel 1953. (Fonte: A. Sofianopulo).
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Palazzo
Tonello, sede dell'Unione degli Istriani. E' fra i più antichi
edifici della città, nel cuore del centro cittadino. L'edificio
venne costruito nel 1801 su progetto di Sebastiano Zanon, sul fondo di
una villa settecentesca appartenuta in origine all' architetto fiammingo
Johan Conrad de Gerhard e dal 1781 alla comunità greco-orientale.
Agli inizi dell' Ottocento il palazzo era di proprietà di Domenico
Rossetti e nel 1839 divenne dimora dell'armatore Giuseppe Tonello, da
cui il nome della casa. |
Il palazzo, unico esempio di stile neoclassico,
si presenta come edificio dalle linee sobrie, equilibrato nei volumi,
nella cui facciata caratterizzata da un corpo centrale con timpano alla
sommità. Spicca un portone ad arco fiancheggiato da due possenti
colonne corinzie ed un terrazzo dalla ringhiera ondulata in ferro battuto
che poggia su un modiglione. Prende il nome da uno dei suoi primi proprietari
il cavalier Tonello, costruttore navale, in seguito gli eredi lo cedettero
a Teodoro Mayer che nel 1897 ne fece la prestigiosa sede del quotidiano
locale "il Piccolo" e tale rimase sino ad alcuni decenni fa
quando nel 1987 la sede del giornale fu trasferita in via Reni L'edificio
venne incendiato dai triestini fedeli all’ Impero Austro-Ungarico
il 23 maggio 1915 all’ atto della dichiarazione di guerra da parte
dell’ Italia.
Descrizione morfo - tipologica: La struttura presenta pianta rettangolare e due piani fuori terra. Affaccio principale su Piazza Carlo Goldoni e secondario su Via Silvio Pellico. La facciata principale presenta fori commerciali al pianterreno, caratterizzato da rivestimento in pietra grigia; al centro si apre un portale ad arco a tutto sesto, con mensola in chiave di volta, affiancato da semicolonne lisce e semipilastri a fasce con capitello corinzio, a sostegno del balcone con parapetto in ferro battuto del secondo piano. Il piano superiore, trattato ad intonaco giallo, è caratterizzato da una serie di diciannove fori finestra, con cimasa lineare in pietra bianca e cornice marcapiano a sostegno dei davanzali. In corrispondenza della parte centrale della facciata si trova una sopraelevazione, coronata da timpano, su cui si aprono tre fori finestra.
(biblioteche.comune.trieste.it)
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Il prospetto su Via Silvio Pellico presenta pianterreno con rivestimento a bugnato rustico e cinque archi a tutto sesto, e piano superiore a bugnato liscio e cinque fori finestra con cornice. A coronamento della facciata si trova un fregio decorato da motivi vegetali e al centro la scritta "Il Piccolo". |